All’istituto comprensivo di Piandimeleto, in provincia di Pesaro, è stato introdotto il sistema didattico finlandese. È il primo caso in assoluto nel nostro Paese.

L’applicazione di questo metodo, chiamato MOF (modello organizzativo finlandese), ha portato a dei cambiamenti importanti nel modo di insegnare.

Due sono gli elementi innovativi che lo caratterizzano:

  • abbandono della lezione di sessanta minuti a favore di quella di cinquanta: minor tempo dedicato all’apprendimento e dieci minuti di pausa al termine di ogni lezione. L’obiettivo è quello di lasciare più spazio al relax dei bambini, permettere loro di curare il momento del gioco andando in giardino o in palestra, condividere momenti di svago con gli amici, prendersi cura dei beni in comune sistemando per esempio le aule utilizzate.
  • riorganizzazione generale della didattica: non si studiano più diverse materie nell’arco della giornata ma ad essere suddivisa è la settimana. Due giorni e mezzo sono dedicati alle materie umanistiche e gli altri a quelle scientifiche come la matematica, scienze, geografia e motoria.

Tutto questo all’interno dell’arco di permanenza a scuola che è rimasto invariato.

La scuola in Finlandia

Il sistema scolastico finlandese si caratterizza principalmente per questi due aspetti. Da sempre è considerato il modello più “attuale” ed evoluto perché attento alle nuove esigenze della società moderna.

Si privilegia il lavoro in gruppo per sviluppare le abilità di problem solving, fino ai 13 anni non si ricevono i voti e anche dopo si tratta sempre di giudizi tendenzialmente positivi perché l’obiettivo è quello di stimolare chi magari è rimasto più indietro.

Ultimamente poi le scuole della finlandia stanno sperimentando lo studio orizzontale che prevede l’eliminazione delle materie tradizionali a favore di “macrotemi”.

Il metodo finlandese in Italia

La proposta di questo metodo nella scuola del Pesarese è nata dalla sperimentazione portata avanti dal pedagogista e funzionario del Ministero dell’Istruzione, Raffaele Ciambrone.

L’obiettivo è stato quello di dare ai bambini una scuola in grado di innovarsi. Si tratta di una di rivoluzione del modo di insegnare condivisa con i genitori i quali hanno potuto apprezzare sia le novità sia l’impegno in fase di realizzazione che il corpo docente e la preside Antonella Accili hanno messo in gioco.

La reazione della preside

Secondo la preside, che segue il progetto in prima persona, questo nuovo modello sta già portando molti benefici ai ragazzi. La Accili ha affermato con soddisfazione:

“Con questa sperimentazione si elimina la stratificazione del sapere, si aumentano la conoscenza, l’attenzione, la responsabilità e l’autonomia degli alunni. Abbiamo notato che c’è una maggiore rapidità di apprendimento. I ragazzi ora studiano ma hanno la possibilità anche di sperimentare visto che buona parte della lezione è laboratoriale. Questo permette di ricordare maggiormente ciò che hanno appreso. Infine, grazie a questo metodo c’è una valorizzazione dei talenti e una promozione dell’affettività nei confronti della scuola”.

La preside prosegue spiegando come la lezione venga divisa in due parti: trenta minuti di lezione frontale e venti di apprendimento cooperativo. In aggiunta i dieci minuti di pausa che permettono ai ragazzi di dedicare del tempo a loro stessi.

Aspetto non di poca importanza in una scuola come quella di Piandimeleto che possiede molti spazi da dedicare a queste attività.

Conclude sempre la Accilli elogiando la sperimentazione che interessa le materie. Concentrare il blocco di materie tra loro affini in due giorni e mezzo e cambiare blocco a metà settimana, prosegue la preside, permette di fare una full immersion di un determinato argomento riducendo al minimo quella che viene definita “stratificazione del sapere”.

In questo modo è più facile per i ragazzi stare allo stesso passo dei compagni in termini di apprendimento.

Anche altri istituti in italia stanno valutando l’applicazione di questo metodo. È nata una rete di scuole che hanno iniziato a formare il personale docente con l’obiettivo di rendere realizzabile la sperimentazione dal prossimo anno scolastico.