Insegnare è uno dei lavori più duri di tutti, non solo fisicamente ma anche mentalmente e psicologicamente. Oltre a cercare di fare un buon lavoro con la giusta preparazione, il docente si sente responsabile di tante situazioni che accadono all’interno della scuola.

Quando una lezione va bene ci si sente al settimo cielo, ma quando va male è difficile non prenderla sul personale: dopotutto chi fa questo mestiere come una vera vocazione cerca di dare il massimo in ogni situazione.

Valutare lo stress a cui sono sottoposti i docenti dovrebbe essere molto importante anche per prevenire eventuali situazioni di difficoltà e di disagio che esplodono poi in reazioni incongrue da parte dei docenti stessi. Chiaramente non si vuole far passare in secondo piano la responsabilità oggettiva dei docenti nel caso di violenze sugli studenti, ma rilevare solamente il grado di stress ai quali i docenti sono sottoposti e come poter prevenire e ridurre determinate circostanze.

Il docente: una pluralità di mansioni

Secondo Gilles Ferry, la figura del docente è sottoposta a quattro ruoli ben definiti in quanto è:

  • mediatore culturale: dovendo fronteggiare e mediare ogni giorno diverse culture ed esperienze degli studenti;
  • valutatore: ha infatti il compito di valutare il percorso scolastico delle varie classi di cui è responsabile;
  • esperto di programmazione didattica: deve gestire un programma in base al livello e alla comprensione raggiunta dai propri studenti;
  • genitore alternativo e psicologo: spesso infatti l’insegnante si fa carico di problemi esterni che riguardano i ragazzi cercando di supportarli nella loro crescita.

Questa pluralità di mansioni è, almeno in via potenziale, fonte di stress. Chiaramente non tutti i docenti vivono questi compiti nello stesso modo, dipende tutto dal proprio carattere e dalla propria emotività. Molti però sono sottoposti a queste sollecitazioni psicologiche tante da arrivare al Burnout.

Che cos’è il Burnout?

Il concetto di Burnout fu introdotto da Freudenberger nel 1974 per descrivere una particolare sindrome che colpiva i membri dello staff che lavoravano in istituzioni socio sanitarie.

Da allora viene inteso come una condizione di stress lavorativa tipica delle attività in cui si implicitamente si presta aiuto (le helping professions o professioni di aiuto), soccorso, sostegno agli altri (insegnanti, educatori, medici, infermieri, assistenti sociali, psicologi, sacerdoti). Un dato caratteristico di questa crisi riguarda infatti tutti coloro che mettono un forte coinvolgimento personale, tale che le qualità individuali diventano più importanti di quelle tecniche.

Per gli insegnanti vittime dello stress è quindi importante valutare le proprie reazioni emotive, in quanto, come detto in precedenza, non tutti reagiscono allo stesso modo.

Imparare a tenere sotto controllo il proprio stress è forse l’azione più importante da portare avanti, in quanto aiuta a neutralizzarne gli effetti negativi. Questo procedimento si chiama “autoregolazione delle emozioni” e aiuta a limitare per l’appunto gli effetti delle forti emozioni negative, favorendo il manifestarsi di quelle positive.

5 pensieri irrazionali da combattere

Per procedere su questo percorso si identificano cinque pensieri irrazionali da evitare, in quanto spesso è proprio la nostra stessa psiche a farci guerra creando delle situazioni mentali tali da distorcere la realtà portando a un forte stress emotivo:

  • Pensiero assolutistico. Attraverso questo tipo di pensiero si trasforma un obiettivo in un obbligo, un’esigenza assoluta. Per contrastarlo è consigliabile essere più realistici, prendendo coscienza dei propri limiti, trasformando le richieste irragionevoli in possibilità e non in obblighi;
  • Pensiero catastrofico. Con questo genere di pensiero si esagera oltremodo l’aspetto spiacevole e doloroso di certi eventi. Per contrastarlo è necessario non drammatizzare cercando di essere più obiettivi, comprendendo la possibilità di risoluzione che esiste nonostante la gravità di certi eventi;
  • Intolleranza, insopportabilità. Si tratta di pensieri che portano alla frustrazione in quanto spesso si considerano delle circostanze estremamente insopportabili. Per contrastare questo atteggiamento è necessario porsi in modo più razionale, accettando la spiacevolezza dell’evento ma cercando di tollerarlo e superarlo;
  • Svalutazione globale di sé o degli altri. Questo genere di pensieri porta al concetto intrinseco di fallimento totale. Lo stesso vale quando questo pensiero si traspone sugli altri, svalutando l’intera persona. Per contrastare questo atteggiamento bisogna cercare di tenere a mente le buone qualità proprie o altrui.
    È necessario quindi tenere presente che non si possa sempre riuscire in tutto quello che si fa in virtù di un perfezionismo inutile;
  • Indispensabilità. Questo pensiero porta a pensare indispensabile (approvazione, stima, affetto, amicizia) ciò che in realtà è desiderabile, ma di cui possiamo comunque fare a meno. Per contrastare questo atteggiamento è importante rendersi conto che queste componenti possono portare sì numerosi vantaggi, ma che non sono indispensabili. Bisogna quindi razionalizzare e credere in se stessi e nella propria autonomia.

I nostri consigli

Di seguito alcuni consigli per affrontare con maggior serenità lo stress della scuola e gestire al meglio la propria emotività.

  1. Staccare la spina: è molto importante ritagliarsi del tempo per sé stessi, solo così si può raggiungere la soddisfazione per quello che si è e che si fa;
  2. Prendersi cura di sé: mangiare bene, farsi una passeggiata e dormire sembrano consigli usuali ma in realtà stanno alla base del proprio benessere psicofisico;
  3. Essere consapevole: prendere consapevolezza di sé stessi e degli altri è molto importante perché aiuta ad apprezzare meglio i momenti felici e non solo quelli dolorosi, frustranti o irritanti;
  4. Imparare qualcosa di nuovo: per mettere entusiasmo nel proprio lavoro bisogna sempre “crescere” e quindi una buona idea è quella di studiare qualcosa in più, rivoluzionare il proprio pensiero ormai un po’ standardizzato;
  5. Prendere nota dei propri progressi: è importante riflettere sul passato per comprendere al meglio le proprie evoluzioni. Si può ad esempio ripetere una vecchia lezione vedendo come ora la si riesce a gestire;
  6. Fatti osservare da qualcuno: i consigli devono sempre essere ben accetti, soprattutto se vengono da qualche collega che esterno alla propria classe può dare qualche dritta in più;
  7. Aiutare gli altri insegnanti: usare la propria esperienza per aiutare gli altri può essere estremamente motivante. Vedere l’entusiasmo sul volto dei colleghi può essere infatti una molla ulteriore al proprio salto di qualità;
  8. Imparare a conoscere meglio i propri studenti: sforzarsi di conoscere di più la propria classe è importante perché si può trarre insegnamento anche da questo genere di ascolto;
  9. Organizzare il proprio tempo: una cattiva gestione del tempo è sempre fonte di stress, quindi è buona cosa cercare di regolarsi al meglio, strutturando una vera e propria tabella di marcia ponendo i propri obiettivi in base alla priorità. Attenzione: è necessario mettere se stessi al primo posto per poter fare bene tutte le cose successive;
  10. Non essere perfezionisti: il perfezionismo infatti è ciò che spesso porta a sentirsi disilluso e demotivato. La perfetta riuscita di una lezione non è totalmente responsabilità dell’insegnante, quindi non siate crudeli con voi stessi. Abbiate pazienza e non abbattetevi!