La comunicazione paraverbale è uno dei tre livelli di comunicazione che, insieme a quella verbale e non verbale, completa l’universo di elementi che ogni individuo utilizza, più o meno consciamente, per esprimersi e comunicare.

Il paraverbale è legato al linguaggio e nello specifico non si riferisce al contenuto verbale (cosa si dice) di una relazione comunicativa ma piuttosto al modo in cui il contenuto viene trasmesso (come si dice).

Si tratta quindi di un elemento della comunicazione legato all’uso della voce, a come questa viene modulata e nel complesso alle caratteristiche dei suoni emessi quando si conversa.

Perché è importante la comunicazione paraverbale

L’importanza e il significato della voce e di come viene utilizzata risiedono in quella che è la sua funzione metacomunicativa.

La voce non ha contenuti linguistici ma racconta emozioni. Empatia o distacco, attenzione o distrazione, fiducia o agitazione sono tutti stati d’animo che si manifestano attraverso la voce di chi parla e che possono essere trasmessi a chi ascolta.

I pilastri della comunicazione paraverbale

La voce è costituita da diversi elementi:

1) Tono: è potentissimo e indica lo stile della comunicazione. La sua forza sta nel fatto che a prescindere dalle parole che pronunciamo, utilizzarne uno specifico fa assumere a quelle parole un significato che sarebbe diverso, addirittura opposto, se fossero dette con un tono differente.

Pensiamo per esempio ad una frase che potremmo dire in modo sarcastico che non sarebbe efficace se invece volessimo mostrare rabbia. Il tono della voce risulta quindi determinante nel definire l’impatto emotivo che si vuole trasmettere all’interlocutore.

2) Ritmo: si intende la velocità della comunicazione che spesso riflette un particolare stato d’animo. Dal ritmo si può intuire se una persona è agitata, nervosa o al contrario rilassata. Per esempio l’imbarazzo di esprimersi davanti a un vasto pubblico spinge a parlare molto velocemente.

Anche con il ritmo si trasmette qualcosa all’interlocutore. Di solito l’accelerazione del ritmo genera tensione in chi ascolta mentre un ritmo più pacato trasmette calma e tranquillità. Anche le pause fanno parte del ritmo e danno colore alla conversazione, generano curiosità.

3) Volume: è un altro aspetto fondamentale del linguaggio paraverbale. Modulando il volume si può variare l’intensità di ciò che si dice il cui obiettivo è quello di enfatizzare o meno alcune parole.

Solitamente le persone che hanno un volume basso di voce vengono percepite come insicure o timide, al contrario trasmettono fiducia e sicurezza coloro che usano un volume più alto. Attenzione a non eccedere perché un volume estremamente alto potrebbe trasmettere addirittura prepotenza o aggressività.

4) Timbro: riguarda il registro vocale della persona ed è l’aspetto del linguaggio paraverbale più legato alla personalità ed è unico in ognuno di noi.

Dipende infatti da caratteristiche fisiche come per esempio la cassa di risonanza usata per la nostra voce: la testa, il petto o il diaframma. Il timbro può essere vivace, caldo, avvolgente, profondo, stridulo, ecc. Variando i primi tre elementi della comunicazione paraverbale si può rendere il proprio timbro veramente interessante.

Come usare la voce

Come abbiamo detto l’importanza della voce sta nel fatto che riesce a trasmettere emozioni. Il più delle volte però commettiamo involontariamente degli errori quando parliamo con qualcuno, specialmente se non siamo esperti comunicatori, e tutto a scapito di ciò che vogliamo far arrivare.

Se vogliamo essere persuasivi o comunque mantenere l’attenzione dell’interlocutore è importante variare il volume della voce, differenziare il ritmo ed il tono. Evitando la staticità della voce ed utilizzando le variazioni in modo imprevedibile riusciremo ad evitare cali di concentrazione in chi ci ascolta.

A tal proposito sono importanti anche le pause che, se usate strategicamente insieme a volume, ritmo e tono, aiutano a mettere in evidenza una parola o una frase all’interno di un discorso.

E a scuola?

La comunicazione paraverbale gioca un ruolo importante anche a scuola, magari durante un’interrogazione o un esame. In una situazione del genere cosa accade? Sicuramente saremo concentrati sul ricordare tutto ciò che abbiamo studiato a casa.

Questo significa che la parte la parte del cervello legata alla memoria e quella legata alle funzioni emotive saranno attive ma solo la prima sarà sotto il nostro pieno controllo. Non essendo completamente padroni delle nostre emozioni rischiamo di assumere comportamenti che, seppur involontari, non sono del tutto appropriati alla situazione. Potremmo arrossire, distogliere lo sguardo o fare altri gesti sempre istintivi.

E questo vale anche per la voce: se l’emotività prende il sopravvento il rischio è che la voce inizi a tremare o che il suo volume si abbassi. Tutto ciò rivela uno stato di agitazione che non vorremmo mai arrivasse all’insegnante per paura che possa influenzare il suo giudizio.

Conoscendo però gli elementi della comunicazione paraverbale riusciremo a controllare meglio le nostre emozioni. Capire come variare il ritmo ed il volume, usare le pause, un tono gioioso sono tutti suggerimenti utili per parlare meglio e riuscire a catturare l’attenzione dell’insegnante migliorando la percezione su di noi.

Certo non è semplice perché si tratta di controllare il subconscio, ma è pur sempre un’esercitazione importante da fare anche perché valida in ogni ambito, non solo quello scolastico.