La scorsa settimana è stata approvata dalla maggioranza la mozione per la riapertura totale delle scuole.

La mozione, della quale si fa portavoce Marco Bella (M5S), racchiude la volontà dei giovani di tornare a scuola, la necessità di fare lezione in aula e, al tempo stesso, tiene conto delle valutazioni tecniche sul rischio contagio.

"Non possiamo mandare il messaggio che due mesi di scuola tutto sommato non sono granché", sottolinea Bella nell’intervista per Money.it.

Riaprire le scuola: un impegno verso gli studenti

Si riapre per gli studenti di tutta Italia, perché la scuola è un luogo di formazione e socializzazione. Perché la scuola garantisce un pasto giornaliero equilibrato, perché la lezione frontale è importante per l’apprendimento.

Marco Bella, deputato del MoVimento 5 Stelle, ha risposto ai dubbi suscitati dall’approvazione (8 aprile) della mozione che impegna il Governo a riaprire in sicurezza.

"Non si può continuare a far pagare un prezzo così alto ai nostri studenti, che tra l’altro vedrebbero aumentare spaventosamente il divario con quelli di altri Paesi europei", spiega Bella.

Ecco perché la mozione per la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado, anche in zona rossa, è essenziale. Mancano pochi giorni alla fine dell’anno scolastico, è vero, ma questa mozione risponde alle proteste degli studenti, soprattutto di seconda e terza media e delle classi quinte, che vogliono tornare in aula.

Secondo Bella:

Non possiamo mandare il messaggio che due mesi di scuola tutto sommato non sono granché, perché indirettamente diremmo che la scuola e gli insegnanti sono sacrificabili e il loro lavoro non è fondamentale. Mentre sappiamo, invece, che non è assolutamente così.

Obiettivo: riaprire in sicurezza

C’è chi critica la mozione perché pensa ai giovani, ma non a chi rischia tutti i giorni tornando a lavoro nelle scuole. Stiamo parlando di 400 mila persone, tra docenti e personale ATA, dei quali solo il 72% ha ricevuto la prima dose del vaccino.

Non si critica la scelta di riaprire le scuole, ma di riaprire proprio quando è stato dichiarato lo stop della campagna di vaccinazione per il personale scolastico.

A dare voce ai docenti e al personale ATA in merito è stato Marcello Pacifico, presidente Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori): "È una contraddizione - spiega - serve massima copertura".

Riaprire le scuola con il favore della scienza

Non esiste il "rischio zero" di contagio, ogni luogo potrebbe diventare sede di un focolaio, piccolo o grande. La scuola quindi non è a rischio zero, ma quasi.

A dirlo non è la politica italiana, ma studi scientifici nazionali e internazionali. Basti guardare all’estero, ai Paesi dove le scuole non hanno mai chiuso o hanno riaperto molto prima che in Italia: i contagi non sono aumentati in seguito alle riaperture.

Lo afferma l’Istituto superiore di sanità (ISS): solo il 2% dei focolai ha avuto origine nel contesto scolastico. Anche l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dopo aver coinvolto in una ricerca due plessi scolastici, ha confermato questi dati.